tag:blogger.com,1999:blog-84711243878911719972024-02-20T03:41:32.322-08:00IMPRESSIONI SU TELE 1988Gianni AtzeniGianni Atzenihttp://www.blogger.com/profile/13304728126416053204noreply@blogger.comBlogger1125tag:blogger.com,1999:blog-8471124387891171997.post-87606700674005722772008-01-10T05:57:00.000-08:002008-07-22T07:19:56.625-07:00Gianni ATZENI<span style="font-size:130%;"><strong>Istantanee sulla gestualità musicale attraverso una testimonianza diretta</strong><br /></span><br /><br /><span style="font-family:verdana;">Non so perché, eppure guardando questa serie di Impressioni su tele di </span><span id="content"><!--http://www.sardegnacultura.it/editoriale/visxml.php?xx=269&v=7&s=7&ftt=1&c=2678&c1=2818&n=1&k=%22Marta+Anatra%22--><!--http://www.sardegnacultura.it/editoriale/visxml.php?xx=269&v=7&s=7&ftt=1&c=2678&c1=2818&n=1&k=%22Gianni+Atzeni%22--><a target="_blank" class="title4" rel="blank" href="http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=25017&v=2&c=2678&c1=2818&visb=1&t=1" title="Gianni Atzeni (apertura in nuova finestra)">Gianni Atzeni</a>, </span><span style="font-family:verdana;"> mi torna alla mente un pensiero di Giuseppe Dessì, uno di quei suoi disvelamenti intellettuali così intrisi di terrestrità inconscia. A proposito dei motivi ancestrali che fioriscono i tappeti sardi, il nostro scrittore allude ai “segni misteriosi sempre sul punto di diventare alfabeto”. E continua, in un’esplorazione trasognata dell’inconscio isolano, notando come l’alfabeto sia direttamente in rapporto col senso dello spazio, e impensabile senza di esso; e come la scritture compiuta sia mancata ai sardi proprio per la loro dimestichezza colla esperienza dello spazio per eccellenza: il mare.<br />E già. Perché il mare è l’inconscio. E la scrittura e la navigazione dell’inconscio. I sardi si sarebbero solo affacciati, grazie all’intuito delle loro donne, sull’orizzonte della scrittura; e lì si sarebbero fermati, come impauriti.<br />Sappiamo bene quanto dentro ogni artista si annidi una femminilità latente ma assai reattiva.<br />In più, e di più scientifico, in </span><span id="content"><!--http://www.sardegnacultura.it/editoriale/visxml.php?xx=269&v=7&s=7&ftt=1&c=2678&c1=2818&n=1&k=%22Marta+Anatra%22--><!--http://www.sardegnacultura.it/editoriale/visxml.php?xx=269&v=7&s=7&ftt=1&c=2678&c1=2818&n=1&k=%22Gianni+Atzeni%22--><a target="_blank" class="title4" rel="blank" href="http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=25017&v=2&c=2678&c1=2818&visb=1&t=1" title="Gianni Atzeni (apertura in nuova finestra)">Gianni Atzeni</a>, </span><span style="font-family:verdana;"> c’è la passione per la cultura musicale, il gusto in specie della musica corale. Cosi egli è partito da un ipotetico spunto dialogico fra le arti visive e il canto corale. Come si è realizzato tutto ciò sul piano operativo? Assimilando il gesto del pittore al gesto del direttore d’orchestra. Inseguendo la velocità del gesto del direttore la velocità del gesto e suggerendo la sua ripercorrenza visiva.<br />Naturalmente così nel canto ci sono i timbri e i colori della voce, allo stesso modo nella sua pittura musicale c’è la Klangfarbe, ossia il colore del suono o meglio, qui, il suono del colore.<br />Egli ha lavorato perlopiù su due colori: armonizzando i toni, tentando tutte le gamme cromatiche. Il piacere della polifonia.<br />Ne sono risultate talvolta magiche figure ambivalenti. Suggestioni ottiche, ideogrammi lirici. Il fondo – come era ovvio – è dominante: il rapporto colle figure è ambiguo, ora assorbente ora emergente. Fino ad arrivare alla soglia quasi proibita della tridimensionalità, alla scultoricità.<br />Dunque, ricapitoliamo: due dominanti, tre passaggi. Il contrasto dialogico tra due colori e simultaneamente tra figura e fondo; lo sviluppo del gesto, dalla fase dell’embrione o del segno disperso all’aggregazione molecolare e infine all’ideogramma formato.<br />Godiamocele – dunque – queste coerenti, meditate impressioni su tele (ma con i rulli; non sono monotipi) assieme alle conformi incisioni che le affiancano.<br />Ripensando magari all’alfabeto in nuce, inconsciamente sardo o meno; alla musicalità del segno e del colore, alla spazialità – raccolta nel gesto – dell’infinito universo e mondi.<br />Presentazione in catalogo<br /><strong><em>Leandro Muoni</em></strong></span>Gianni Atzenihttp://www.blogger.com/profile/13304728126416053204noreply@blogger.com1